06 aprile 2007

8360-Pasque

Una giornata di sole intenso,
luminoso caldo;

Senza dubbi,
come l'azzuro del cielo al limite sfacciato,

sfondato di certo,
da metter in crisi anche
il fotografo più esperto...


protetto ma non nascosto,
con uno schermo di fronte che a stento decodo,
dalla luce assordante che si amplifica
con le tende le pareti ed il resto...


cosi' livido,
inebriato di luce
con pompose pause,
e meditabondi
silenzi
con un inchino disteso
un sorriso
"dentino"
e tanto intento sincero,

vi auguro, mi auguro, ci auguro



una vasta,

come una spianata padana vista dalle alpi
con cielo sgombro ne sghembo,

intensa,

come una torta materna,

gioiosa,

come il primo mare o fragola o rosa,

domenica di Pasqua,

come giorno di festa oltre religioni e credenze


"solo"


u n i v e r s a l m e n t e

di pace!

8360-Teatri

Quasi quanto...

mi dicevo rigirandomi come per riprender sonno,
che qualcosa di clamoroso mi mancava...
il pubblico, il suo respiro, il silenzio d'attesa,
l'ansia o se meglio si voglia, quell'istante di nulla,
il vuoto...
poi l'artista se la mena,
e giù risa o lacrime,
ma quell'istante,
quel momento dove tutto puo' succedere,
(e chi ha fatto un minimo di teatro sa benissimo che é molto utopico, in quanto la più parte delle rappresentazioni é puro esercizio di ripetizione, e di consequenza rigore, senza nulla togliere alla bontà del tutto...),
é la linea di confine, la soglia...
ho sempre visto un teatro, o meglio identificato tale,
uno spazio più o meno quadrato, da dove si eleva di qualche spanna, un palco di travi o tavole di legno;
per potere della suggestione, la polvere o le tracce di spostamenti repentini di oggetti pesanti o segni d'inchiodature, o tracce di riferimento per montaggi ed attori, mi hanno sempre affascinato.
Quanto sia forte questa emozione lo posso tradurre in una parola sola: il mito.
Sempre che non ci siano eccessive operazioni tecniche o fastidiosi attori in ripetizione o tecnici o registi megalomani, mi basta approcciarmi ad uno qualunque di tali spazi ed ancor più clamorosamente, in quelli spesso rudimentali e per lo più malamente utilizzati dei villaggi turistici che ho "calcato" per anni, per "sentire", per passare o quantomeno guardare per un attimo al di là...
In quei momenti, come adesso pensandoci, il tempo si ferma, ed anche grilli e cicale alimentano un silenzio, lo stesso di sempre,
spazio necessario dell'incontro tra il pubblico, l'uomo comune e mortale con l'attore che diventa tramite ed egli stesso per catarsi un dio.
Di fatto, Pulcinella o Amleto o chi altri, sono immortali;
l'attore che li impersonifica per un attimo, quello, pure;
quanto siano necessari i miti la storia ce lo ha insegnato,
io aggiungo solo una piccola cosa, che attuero' sempre, il rispetto per quello spazio, troppo spesso mercificato o ipertecnologizzato, per quello che in una parola sola,
é il silenzio,
dove facendo il vuoto,
ascoltare.

05 aprile 2007

8360-E la nave va...

Uno schermo;
una tastiera semi imbrattata, il rumorino teso della ventola che raffredda i circuiti,
e le tue emozioni.
incontri ravvicinati,
evidenze eppur dissonanze;
scarichi quello che ti passa e che magari comprendi solo rileggendo;
e lo fai perché non c'é un perché:
prendi una direzione qualunque e la percorri;
trasmetti il tuo sapere senza sapere, senza spiegare,
senza pesi eccessivi;
a misura cosmica,
il vuoto.

Lo fai,
con quel sorriso che,
sopravvissuto a tumulti e tempeste,
non smette di autoalimentarsi,
attingendo evidentemente alle fonti misteriose
della vita;
eppure tanti fatti,
tanto divenire,
ti esorterebbe al contrario;
in effetti un colpo ha colpito il bersaglio...
barcolli e sanguini tutto quello che non credevi possedere,
mentre una parte lucida,
come vigilare sul tutto
continua ad osservare;
in quel mentre scorrono immagini,
e come il sangue alla terra,
loro al cervello...
rivedi e ritocchi, finanche gli odori.
Poi un velo scende come sempre, il sipario d'un giorno
che lo distingi da quello d'una vita,
solo perché al risveglio
sei li, nei dolori dell'esser ferito e vivo.

Bene,
un'altra battaglia persa con l'onore
delle armi e della pellaccia!
Fai il punto della situazione come un capitano al drappello
conta i presenti e gli assenti,
che evidentemente hanno deciso (loro?)
di concimare la terra...
La parte lucida, lucina nei momenti difficili
é ritornata misteriosa,
ma tu sai, o meglio il capitano sa,
che é sempre li da qualche parte,
con tutto il resto dei secondi vissuti,
a partecipare alla storia.
Il sorriso ritorna,
misto di tragedia, innocenza,
sadismo, nobiltà,
ed ironia...

Mentre scrivevo, un altro giorno,
senza chiedermelo ne invitarmi,
senza che io possa assolutamente parteciparvi,
leggero come le foschie che si diradano,
si é levato, come una transatlantico immenso,
e naviga veloce nel tempo.
Qualunque sia la posizione di chi vi é dentro,
stiva ponte terrazza,
l'orizzonte é uno:

infinito,
magnifico da perdere il fiato,
misterioso da perdere la ragione...