23 aprile 2009

8360-40!

canzone consigliata per la lettura, Edith Piaf, "Non, je ne regrette rien"...

18.49 22/04/2009


Da due giorni, 40!


Il sole mi rispecchia nel vetro del balcone.

A Neder, mi vedo quarantenne.

Qualche ruga, capelli che cominciano a sbiancare e sfoltire, già da un pò per la verità.

Bene...

ascolto Patty Pravo, ...ragazzo triste, e sorrido.

Il sole non è finto, e nonostante un venticello che all'ombra sarebbe più che freschetto, riscalda.

E poi, i muscoli sono ancora tesi e pronti, come il sorriso evidentemente.

40.

Inevitabili(o si se non avessi salvato la pellaccia in qualche occasione...)

Mi ricordo di un libro..."I miei primi 40 anni..."e già non ricordo più quando, e sembravan lontani.

Eccomici.

Yes.

Strano percorso quasi d'un sorso.

Anzi, sicuramente.

Il tempo vola e noi, abbiamo troppa paura di volare!

Allora ci attacchiamo a tutto quello che possiamo, ma tutto inevitabilmente ci scivola via.

E quasi sempre lo percepiamo negativamente.

Ma non è così, o almeno, è quel bicchiere mezzo vuoto.

Allora basta vedere il mezzo pieno!

Basta lasciar cadere dei semi qualunque per sorprendersi a guardare fiori o frutti o piante selvatiche, poco importa.

Tutto funziona a meraviglia anche senza di noi!

Questa è una grande notizia!

La barca va!

Bisogna svincolarsi da concetti, divise.

E per farlo, bisogna maturare.

40 appunto, e poi, se Dio vorrà altri ancora.

Gli anni sono emozioni, miliardi di secondi, battiti fremiti...

Treni veloci, incroci pericolosi, arrivederci o addii.

E ritrovarsi e riperdersi e...ancora.

Vivere l'instante, con il miglior sorriso o lacrima.

In buona compagnia se si può, e che sia anche cattiva, e da soli col sole o la luna, o le nuvole batuffoli dispersi,

o grigi profondi ed impenetrabili...quasi.

E si!

Tutto, bene, male,

si succede.

Temporaneamente.

Afferrarsi a l'uno o all'altro poco serve.

Poco anzi, niente.

C'è chi ama gestire e gestendo sentirsi indispensabile.

C'è chi ama guardare le stelle,

magari dalle stalle, se ancora esistono.

Ma chiunque,

tu che leggi,

ritieni d'essere,

non aver paura dei numeri,

4 o 40...

diffida si, ma magari con un sorriso.

come me oggi, adesso.

07 aprile 2009

8360-Terremotato...

19.28 07/04/2009


Io,

come purtroppo tantissimi altri Campani(se non tutti),

ho vissuto e fortunatamente sopravvissuto al sisma del 1980.


Adesso, con l'Aquila, a distanza, rivivo quelle arie impolverate, quella

disperazione legata alla perdita di "solidità",

che sola sa dare la terra!

(e che sia propria poco importa...)


Un terremoto, chi non l'ha vissuto non può immaginarselo.


Voglio dire se si sta su una barca tra le onde, pur soffrendo, ci si è

preparati, si è logicamente in mezzo al mare...

un terremoto no.

E' una forza sovrumana che muove come se niente fosse,

tutti i punti fermi, tutte le logiche "gravitazionali".


Un terremoto...

potrebbe anche per assurdo esser necessario.


A riscoprire l'umanità che resiste sotto coltri di inutili preconcetti,

di filtri...


Almeno,

senza esser blasfemo, quello che ho vissuto, è stato nonostante una tragedia familiare (la morte d'un caro Zio) ed ovviamente nazionale,

un momento fortissimo, dove sentirsi vivi, partecipare alla vita,

proprio perché così sfiorati dalla morte.


Avevo 11 anni;

li sentii che non c'era età in quei momenti.

Eravamo tutti piccoli, piccolissimi.

Forse proprio per questo ci stringevamo l'un l'altro.


Dicevo adesso.

Perché dopo di allora altri terremoti sono accaduti, purtroppo con

perdite umane, ma li ho vissuti quasi con indifferenza, per non riaprire

vecchie ferite, chissà.


Nella realtà penso, provavo a dimenticare.


Si cresce cercando ingenuamente di farlo cancellando il passato.

Con la maturità dei "quasi" 40 anni (un vezzo, li compio il 20 aprile!),

mi rendo conto che è un errore grave.

Il passato non deve diventare un ossessione, ma neanche un punto nero.

Soprattutto,

è necessario far tesoro dei fatti, nella loro totalità per avere un

minimo di "voce in capitolo" PER IL FUTURO.


Il terremoto rimane imprevedibile, anche se una certa tecnologia ci

vorrebbe far credere il contrario.


Noi non siamo immortali.

La morte è presente come un'ombra in tutto quello che facciamo.

Come logica conseguenza e compagnia inseparabile della vita.


...e la natura, nella sua totalità, non è un giocattolo da manipolare a

piacimento, ma qualcosa di enorme e misterioso, e che con un ritmo tutto

suo ci parla da secoli, da millenni.


La domanda che mi pongo ed alla quale ho già una risposta,

siamo noi uomini del terzo millennio in ascolto?


...ho piuttosto, cosa che credo, siamo nell'isteria di un monologo

megalomane, salvo svegliarci quando tutto trema, ed allora pianger

bambini?


A quei bambini allora, che ci sono ancora e sempre in ognuno di noi, mi piace

parlare.

A loro dico di restar svegli, vivi

di apprendere con umiltà,

e di non smettere mai di sognare.


un pensiero sincero a quelli che hanno perduto i cari e le loro case, i

loro averi, a loro che in questo alleggerimento forzato, possano trovar

la forza e magari proprio per questo, volare...

Che vivano profondamente questo momento, scambiandosi un'umanità che è

rara in momenti normali.

Magari sperare che continui anche dopo, sapendo che è fragilissima ed è

continuamente attaccata dal modus vivendi occidentale, dal consumismo

sfrenato, dal razzismo.

Ma la speranza è ultima a morire...


A quelli che se ne sono andati, che forse stanno meglio di noi,

altra speranza rassicurante, molto più l'esser morti per cause

naturali, e non per qualche stupida guerra.


Ps:evitare inutili polemiche, incoraggiare, se pur postumi, fatti.