Devo essere sincero.
E' un po che vorrei scrivere.
Se non l'ho fatto, scrivere neanche immaginandomi di essere per forza, per conseguenza o per inerzia, letto, e' perché gli avvenimenti degli ultimi tempi mi hanno travolto.
Non ho paura di dirlo, sono facilmente travolgibile.
Da quando la piccola Lila e' nata, sono travolto dal ruolo di padre, dalla bellezza e dalla fragilità, che spesso sono legate, dalle gioie e dalle paure che ne conseguono, il senso di responsabilità, già.
Poi, i fatti di questi ultimi giorni, potenti, travolgenti...
Il Giappone, terra di contrasti estremi, l'ho vissuto tre mesi nel 2002, poco prima dei mondiali di calcio.
Ne conservo un ricordo fragile e potente.
Quelli erano anche anni dove ponevo l'attenzione su altre situazioni, su altri livelli, il livello sguardo, contatto, aggiungerei giustamente.
Ricordo la sorpresa di decine di persone a guardare tra gli alberi, i famosi ciliegi in fiore, il religioso silenzio, e sovrapporre quelle immagini che vivevo di persona, in live, con quelle che avevo visto per caso di un massacro di delfini o della caccia alla balena, passando ad alcune della guerra, i kamikaze, il senso cieco del dovere.
Cose che ho potuto confermare sul campo ed a cui avevo tratto una mia personale conclusione...non c'era cattiveria ne cinismo in quei giapponesi (i soldati, i pescatori, quelli che osservavano prendendo foto trofeo...) ma semplice e naturale conseguenza d'un modo di vivere.
Un "samurai" fa agli altri quello che farebbe a se stesso...sventrare...
In questa ottica, fisicamente bassa, terra terra, altezza occhi stando in piedi, la cosa, mi e' parsa coerente; oltretutto quando viaggio non ho preconcetti, lascio che i miei piedi o il caso mi porti ed osservo, osservo tanto.
Poi passano gli anni inevitabili il tempo che travolge tutto come uno tsunami.
Questo termine mi era vago, poi Sumatra ha dato un'idea più che chiara, più che evidente.
Mi dicevo poteva bastare avevo capito, avevamo capito.
Con la natura non si scherza.
Già.
Quando ho cominciato l'11 marzo scorso a guardare ancor prima che leggere le notizie, le immagini provenienti dal Giappone, quasi mi dicevo, e lo speravo che fossero zone sotto controllo.
Parlo del video dove si vede la grande onda andare verso la costa e d'infrangersi, e risalire.
Poi nuovi video che davano la misura della tragedia.
Pescherecci di diversi metri seguire le macchinine giapponesi come giocattoli minuscoli risucchiati da un lavandino.
Alle notizie iniziale dei morti, poche decine volevo ancora credere, altre immagini, troppe davano ben altre prospettive...quella del villaggio che si fa spostare e' il culmine, mi dico.
Poi l'allarme alla centrale di Fukushima...e già mancava la ciliegina!
Un misto di stupore ha lasciato il posto alla rabbia.
In questi anni le miei"visioni" sul mondo come adulto maturo, si sono evidentemente e fortunatamente evolute.
Come artista e come uomo, provo ancor prima di fare per fare a riflettere ho la fortuna magari anche conquistata ma pur sempre fortuna di poter scegliere, di avere uno spazio di riflessione e questo nonostante, ma sopratutto grazie alla mia nuova dimensione di padre.
Quando ho un dubbio sul da farsi penso a Lila, e le cose riprendono senso e ritrovo logiche.
Dovremmo tutti pensare ai nostri figli e se non si hanno ai bambini in generale.
La rabbia,
che una simil tragedia per quanto enorme e pur in parte prevedibile non dovesse assolutamente avere la coda, la "ciliegina" atomica.
Un popolo ordinato e ubbidiente come i Giapponesi non lo merita, oppure per assurdo si, e' quello che si rischia fidandosi ciecamente di chi comanda che, sia esso bianco giallo rosso o nero, (in questo non c'è etnia che tenga) quando può decidere tra l'umano ed il soldo, non esita mai...
Sbagliare e' umano...dovremmo restare su questo proverbio sempre.
Evitare di mettersi in condizione di non avere diritto all'errore.
Questa dovrebbe essere una regola universale, consolidata dalla storia, che fino a prova contraria
pesa come un macigno.
Da adesso, quando si vende un apparecchio elettrico che richiede una certa energia, facendo attenzione che la stessa sia la più economica possibile, bisognerebbe aggiungere anche una domanda...vi serve veramente?
Lo so che c'è tutto un processo d'istigazione al consumo, lo so che non di ieri ma da decenni la cosa ci e' propinata, e che il nucleare e' la sola energia quasi illimitata che possediamo...ma la domanda estremamente seria e semplice, la ripeto...
ci serve veramente?
Almeno, siamo coscienti dei rischi che corriamo?
Possibile che l'unico modo per aprire gli occhi, sperando che restino tali il più a lungo possibile, e' di fronte a tragedie come questa del Giappone in parte evitabili?
"...buonanotte, questa notte e' per te..."
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