06 aprile 2007

8360-Teatri

Quasi quanto...

mi dicevo rigirandomi come per riprender sonno,
che qualcosa di clamoroso mi mancava...
il pubblico, il suo respiro, il silenzio d'attesa,
l'ansia o se meglio si voglia, quell'istante di nulla,
il vuoto...
poi l'artista se la mena,
e giù risa o lacrime,
ma quell'istante,
quel momento dove tutto puo' succedere,
(e chi ha fatto un minimo di teatro sa benissimo che é molto utopico, in quanto la più parte delle rappresentazioni é puro esercizio di ripetizione, e di consequenza rigore, senza nulla togliere alla bontà del tutto...),
é la linea di confine, la soglia...
ho sempre visto un teatro, o meglio identificato tale,
uno spazio più o meno quadrato, da dove si eleva di qualche spanna, un palco di travi o tavole di legno;
per potere della suggestione, la polvere o le tracce di spostamenti repentini di oggetti pesanti o segni d'inchiodature, o tracce di riferimento per montaggi ed attori, mi hanno sempre affascinato.
Quanto sia forte questa emozione lo posso tradurre in una parola sola: il mito.
Sempre che non ci siano eccessive operazioni tecniche o fastidiosi attori in ripetizione o tecnici o registi megalomani, mi basta approcciarmi ad uno qualunque di tali spazi ed ancor più clamorosamente, in quelli spesso rudimentali e per lo più malamente utilizzati dei villaggi turistici che ho "calcato" per anni, per "sentire", per passare o quantomeno guardare per un attimo al di là...
In quei momenti, come adesso pensandoci, il tempo si ferma, ed anche grilli e cicale alimentano un silenzio, lo stesso di sempre,
spazio necessario dell'incontro tra il pubblico, l'uomo comune e mortale con l'attore che diventa tramite ed egli stesso per catarsi un dio.
Di fatto, Pulcinella o Amleto o chi altri, sono immortali;
l'attore che li impersonifica per un attimo, quello, pure;
quanto siano necessari i miti la storia ce lo ha insegnato,
io aggiungo solo una piccola cosa, che attuero' sempre, il rispetto per quello spazio, troppo spesso mercificato o ipertecnologizzato, per quello che in una parola sola,
é il silenzio,
dove facendo il vuoto,
ascoltare.

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