07 luglio 2007

8360-Ode all'Oceano/1

Un mattino qualunque,
l'aria è rarefatta e fresca,
intrisa di sale che quasi si direbbe nebbia,
ed un nuovo giorno comincia, in maniera abbastanza casuale...

esterno giorno, litorale esteso, mare del nord

un uomo passeggia sulla battigia,
a piedi scalzi ed in un vistoso impermeabile bianco,
che nel grigio totale, con il mare che quasi si confonde con il cielo,
risulta fosforescente ai primi raggi di sole;
cammina lentamente quasi trascinandosi, anche se il busto è eretto;
ogni tanto si ferma e con i piedi sembra scrivere qualcosa sulla spiaggia,
che qualunque cosa fosse,
il mare inesorabilmente cancella.

Il vento sottile è musica,
oppure qualcosa di molto delicato,
come un velo invisibile,
ma presente,
come una colonna sonora appena percettibile,
o semplicemente il rullo che scorre,
passaggio del tempo,
rotazione terrestre,
limite ed “illimite”.

taglio sugli occhi, che si perdono a sinistra

scorgere nell'infinito è un po come finirlo...
sporgere da una barca è come baciare l'oceano,
inevitabile pensiero di donna,profumo d'alghe e brivido;
le chele d un granchio che non c'è più,
le conchiglie che diventano sassolini,
una scarpa che deve essere stata una buona barca,o semplicemente al mare indigesta,
le piume di gabbiano,
per trasformare un qualche bimbo in indiano...
se fossi fumatore adesso fumerei,
marchiando il passaggio sulla battigia che all'istante cancella,
alghe di mare,
in barba a tabaccai e multinazionali,
giusto per sapere da che parte tira il vento...
che poi,
è relativo;

nelle rughe del viso aspro di grigio nel grigio, quasi una smorfiadiventa sorriso, particolare a perdersi della bocca, verso il mare

provare a lasciarsi
senza nulla perdere
ritrovare
senza pesi ne misure
e rilasciare
senza drammi
ne rotture
tutto come sabbia
d'un solo mare
che è l'oceano...

si staglia all'orizzonte come la bandiera d'un relitto o quello che resta d'un vecchio pontile...

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