22 marzo 2009

8360-R: collaborazione artistica

Salve,
gentile anche lei a ricontattarmi.

Sarebbe difficile in due parole spiegarle cosa faccio.
Anzi no.
Semplicissimo.
Vivo con curiosità e diffidenza.
(che è ...enza senza esser defi... o maldi...)
Giusto un pulcinellesco (,omaggio ad un mio illustre conterraneo,)
dubitare.
Ho dei blogs che illustrano alcuni lavori fatti qui a Bruxelles,
soprattutto l'atelier di creazione che ho chiamato BoiteMagique.
http://boitemagique.blogspot.com/
Ho organizzato di recente il primo www.in progress, sorta di giornata di creazione collettiva
con artisti professionisti e pubblico
http://wwwinprogress.blogspot.com/2008/11/www-0.html
http://wwwinprogress.blogspot.com/

Ho creato un animazione nel metro di Bruxelles che si chiamo Metro en couleur

http://www.metroencouleur.blogspot.com/


E' il mio lavoro, i miei committenti sono in generale organismi che cercano artisti disposti ad animare, stimolare un pubblico, non per forza convenzionale, anzi.
Lavoro anche con giovani che chiedono asilo politico, o nelle carceri con detenuti.
Per loro creo animazioni ad Hoc.
Quindi nel vostro caso potrei creare qualcosa che possa in occasione di avvenimenti come l'omaggio al Grande De Andrè, darvi maggiore visibilità.
Ho anche esperienza come presentatore di avvenimenti, attore, performer.
Creo e realizzo sculture e strutture per lo più con materiali di recupero(una delle prerogative della BoiteMagique), scenografie, loghi grafici ed affiches pubblicitarie.

Per il momento credo sia abbastanza.
L'ideale sarebbe incontrarsi,
visto che personalmente faccio tutto in base a delle sensazioni umane,
senza alibi ne preconcetti.
(Fuori da tutte le logiche politico-religiose che condizionano altresì ovunque e dovunque.)

Questo credo sia la forza o missione della "ScatolaMagica".

Cordiali saluti
Alfonso Ottone
"OttoFonz"

www.boitemagique.blogspot.com

17 marzo 2009

8360-Lettera ad un amico

Ciao Sasà,
sono di rientro dal Brasile,
e come puoi immaginare frastornato dallo sbalzo di temperatura, e la "tempesta " d'emozioni provate.

Ho avuto l'impressione di ritrovarmi adulto, nei luoghi che ho vissuto da bambino;
certe atmosfere di Marina di Camerota degli anni 70, San Marco di Castellabbate...le strade sabbiose, le vecchie auto o trattori gocciolanti d'olio, la terra rossa come un alone indelebile,
segno d'arciumano, di passione.
Già i colori...sarei impietoso con Bruxelles se solo azzardassi un paragone...sarebbe come sparare sui piccioni.
(c'è chi lo fa giustificandosi col fatto che ce ne sono troppi...)
Poi è il "mio" Brasile, quello che ho visto nel "mio" viaggio.

Un viaggio concepito come una fuga.

2 mesi senza gsm,
almeno una decina di giorni senza acqua ne corrente,
ritrovando una sorta di senso preciso,
"drammatico" se posso dirlo;
un senso che non vuole esser forzatamente una direzione,
ma una sorta di nuovo sguardo,
sul caos.

Non dimenticherò gli incontri umani,
scontri di culture e di mondi, di modi
eppure simili,
nei sorrisi
nei sogni.
Parlerei per ore solo per conservare quella sensazione di calore,
di mare, di natura quasi intatta;
mi rivengono per antitesi, i consigli dei "saggi contemporanei",
su come prevedere il futuro pensando alla pensione,
e di colpo rivedo i vecchi di laggiù,
(parlo dei piccoli villaggi di pescatori dove da pochissimo è arrivata l'elettricità, come Caraiva, Punta de Corumbau...),
abbronzati, sorridenti, a giocare con i loro pro-nipotini, ancora tirati, (sangue indiano non mente), e mi fermo lì.
Quasi stoppato da un qualunque: "E si tu vedi la poesia ovunque..."
...di rabbia urlerei: "Io continuo a vedere, mentre molti hanno smesso da un pezzo, e nonostante tutto, cose belle, anzi bellissime, e magari proprio per questo scrivo o provo con ogni mezzo pseudo artistico a trasmetterle..."
Chissà che da qualche parte-fessura nella carlinga pressurizzata del vivere europeo, il dubbio si insinui.
Lungi da ignorare i problemi enormi almeno come la superficie stessa del Brasile,
ma come sempre il giusto stà nel mezzo...
fosse Atlandide!?
...
Poi me ne frego;
Penso a i bambini, sono loro che devono sapere, è a loro che bisogna dare spazio, speranza.

E non perché loro sono piccoli ed indifesi,
ma perchè noi siamo grandi ed offensivi.