Un pensiero all'Italia...da issimo, che é lontanissimo e vicinissimo...
Non esultare se si perde, se qualcun altro perde...
quando a perdere é un governo che é o era la maggioranza; perché se una metà si considera vincente nella cosa, un'altra é perdente, e l'Italia é entrambe!
Prendere la cosa, il fatto come un dato;
perché in questi casi, di crisi di difficoltà, bisogna esser lucidi, aprire gli occhi;
scendere in piazza, nelle strade per riprendersi il territorio, in maniera semplice, efficace;
essere presenti, semplicemente.
Trovare, o "fabbricare" un politico, che non sia una guida, ma un rappresentante d'un pensiero urgente ed ungente;
che il tempo deglie eroi, dei superuomini é finito, é stato troppo sottolineato dalla storia come e quanto sia pericoloso (ma la storia si sa, é ciclica...);
un rappresentante che sia discreto, che non abbia frustrazioni da diva*, lo metto al femminile per accentuare un concetto, che in se non é negativo, anzi, é il contesto, la politica, quella seria, quella urgente, che é diverso, e di fatto *inadeguata...
che sia qualcosa di austero, quasi ascetico, che sia agli antipodi di tutto quello visto fino ad ora;
rappresentante d'un pensiero, un pensiero che si dovrebbe " fabbricare" in maniera spontanea, naturale...
un pensiero che sia più o meno cosi':
"Non siamo in guerra, non c'é nemico, da abbattere, denigrare, offendere;
c'é una situazione di emergenza, territoriale, in quanto difesa dell'ambiente ed in generale, emergenza su tutti i punti che duolono in questa epoca di specializzazione, di esaltazione del superfluo, di perdità di identità, semplicità, buon senso...il nemico siamo noi, il nostro automatico egoismo, l'innato tentativo e tentazione verso e del potere, l'esercizio dello stesso sul più debole;
una guerra, la vera, contro la nostra stessa"strana natura", animale uomo, immagine e somiglianza di tutti gli quegli esseri superiori, a cui si riferiscono le diverse religioni, che parlano di pace, di rispetto...e, guarda caso seminano solo vento e conseguente, tragica inesorabile tempesta;
una goccia necessaria, il buon senso, per risvegliare i lumi, ridare un senso ai 2011 anni di storia, di storie...
La storia siamo noi, cantava De Gregori, io aggiungo, estremizzando il concetto, la storia siamo noi, italiani, perché la storia é passata é vero ovunque, ma é innegabile che da noi, sullo stivale, un po in più...non é un gioco a chi c'é la più...é una presa di coscienza necessaria, una forse scintilla per svegliare dal torpore, dal teletorpore...(ecco se un appunto va fatto al colui che lascia, é questo; che é di fatto, ovviamente, anche la punta dell'iceberg...).
L'ITALIA dovrebbe essere il centro dell'Europa, in quanto é il centro del Mediterraneo, che é il bacino, il catino della storia di questa parte del globo;
detto questo, e non me ne vogliano i miei coinquilini del mio attuale "residence", "i Belgici", meriteremmo largamente quello che loro, i soprastorpiati e beneamati, non sanno tenere, in preda come sono, di isteriche, ridicole ed anacronistiche lotte di principio, tra comunità che obbiettivamente, stanno come l'acqua al fuoco; l'Italia meriterebbe la sede di quella istituzione, la commissione Europea, che cerca di esisteree resistere tra ben più gravi problematiche, proprio su di un terreno, il Belgio, troppo instabile e minato, soprattutto dalla demenza d'una certa politica che é rappresentante d'una non troppo dissimile fascia di pubblico, demenza, che é a oggi il peggiore dei mali per una società che vuole tentar d'esser civile.
E' da una tale giusta rivoluzione, che potrebbe rinascere, già la parola mi fa sognare "rinascere", il Nuovo Rinascimento...
Se qualcuno già si esalta, e magari rispolvererebbe con piacere, dalla bandiera agli inni, che fanno strana rima con gli Unni (che comunque proprio Barbari non erano...) lo stoppo subito.
Io non sono nazionalista.(Habere non haberi)
Sono Terrestre, Italiano, Campano e Stabiese per nascita ed annessa indotta cultura, ed ho abbastanza viaggiato, per sensibilità e curiosità, oltreché vissuto ad oggi 10 anni tra Parigi(3) e Bruxelles(7), e da un anno padre, per lasciare ad altri, baldanza, ottusaggine ed annessi;
credo che la merda puzzi ovunque, e che se fosse ancora naturale, comunque servirebbe ovunque;
che ogni mondo é paese, e viceversa; che non si puo' più pensare al proprio orticello, perché "l'onda lunga" colpisce indistintamente tutti.
La scintilla...e poi?
Poi come sopra, riprendersi il territorio, fisicamente, abbandonando divani e televisioni, (utilizzando altresi' l'oramai indispensabile net, come o anche, sorgente d'informazioni, di ricerca attiva), scendendo in strada e di fatto boicottando quel mondo edulcorato, finto, e causa in buona parte, di questi lustri oscuri che é il sonnifero del teleschermo, e mettere mano, cuore, occhi, polmoni, in gioco...
immaginarsi d'attendere la visita d'un illustre familiare, o che ne so io, di Leonardo da Vinci, ed accoglierlo, una di quelle accoglienze da togliere il fiato, per tutti i viali e le piazze, una di quelle feste che ci facciano ricordare e ricordino agli altri, che l'Italia é il paese della festa, dell'accoglienza, dove natura e uomini finalmente alleati, aspettano i viaggiatori meno fortunati, quelli che vivono nelle lande tra venti e ghiacci, tra interminabili e monotone variazioni di grigio...(e che non conoscono gli alberi di limone)"
E non smettere, nel dubbio di riscoprire le nostre origini, che senza presunzione ne vanto, possono darci suggerimenti, consigli, riflessioni (o chiamale se vuoi...emozioni)
Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
lo, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.
Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall'azzurro:
più chiaro si ascolta il susurro
dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest'odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l'odore dei limoni.
Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s'abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità.
Lo sguardo fruga d'intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno piú languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità.
Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rurnorose dove l'azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s'affolta
il tedio dell'inverno sulle case,
la luce si fa avara - amara l'anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo dei cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d'oro della solarità.
Eugenio Montale "I Limoni"
Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare
Giacomo Leopardi "L'Infinito"
Audentes fortuna iuvat
Virgilio "Eneide"
Ciao
Otto "Per incanto e per furore"
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